Resilienza

Se penso alla resilienza (e chi non ci pensa di tanto in tanto), mi vengono in mente tre cose.

La prima, tanto per cominciare, cosa cavolo è ‘sta resilienza.

In ingegneria è la capacità di un materiale di resistere a forze e urti improvvisi senza spezzarsi.

In psicologia è la capacità di affrontare le avversità della vita, di superarle, di uscirne rinforzato e trasformato positivamente.

La seconda è questo vecchio post, ispirato da una lettura di un bel libro che si chiama – per l’appunto – “Resilience“.

E infine una frase di Steven Pressfield, un concetto di cui parlo nel mio nuovo libro a chi sta cercando di cambiare.

Una frase che risponde a tutti quelli che alla fine del seminario mi chiedono: ma è facile? Sul “cosa” ho dei dubbi, ma suppongo si tratti di fare il freelance o semplicemente smettere di fare ciò che non piace.

Tanto la risposta è sempre la stessa: no.

Ma non ne sono mai soddisfatto, così vorrei il buon Steven accanto a me, lui sì che si comporterebbe da vero guru, ecco, lui direbbe più o meno così.

Non chiederti se è facile o meno.

Chiediti: posso vivere in un altro modo? Perché se non puoi, allora non ti rimane che affrontare i tuoi demoni e percorrere l’unica strada che la vita ti ha riservato.

Eh, buon vecchio Steven. Tu sì che le spari grosse.

Quasi più di me.

 

Ispirato da un bel video sulla solitudine dello startupper.

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One Comment on "Resilienza"

  1. teresa says:

    …E alla fine altro che RESILiENZA nel mio caso, un” crollo totale” sia in senso “ingegneristico” sia psicologico : iscrizione a fbook, “frquentazione” di siti e iscrizioni varie, ho ceduto, per necessità ,alla seduzione della comunicazione , non dellla tecnologia.E anche se, mi infastidisce ammetterlo , la tecnologia e tutte le sue varianti, terminologie, derivazioni ecc .cui io sono abbastanza “allergica” , ha il suo fascino. Secondo me, non si cambia tanto per cambiare e basta, ma per ritrovare se stessi ,e per farlo non basta il coraggio di lasciare tutto ciò che non ci soddisfa .Filosoficamente parlando, io penso che anche nei cambiamenti,,pur essendo convinti di essere autori delle nostre decisioni e scelte , “fatalmente” spesso siamo indotti. Forse questa visione poco “illuminista” ci distoglie da una possibile “letargia” emotiva costringendoci a reinventarci soluzioni, non tanto per non cadere, o crollare ,ma per rrialzarci senza troppi squilibri.
    Un po’ come “il mercato”.il mercatino sotto casa , girovagare e rovistare.Che tristezza ! però niente di nuovo…..In fondo i corsi e ricorsi storcici ci insegnano che l’animo umano e i suoi fabbisogni , anche materiali,pur nella” evoluzione più evoluta” resta , per fortuna, così com’è.