One pound fish

Tutto nasce con un pescivendolo pachistano a Londra.

Che con un inizio così, pensa come va a finire il post.

Comunque.

Sto pachistano vende il pesce intonando la sua canzone “Pesce a una sterlina”.

Che fa così.

“Guarda un po’, pesce a una sterlina.

Vieni a vedere, pesce a una sterlina.

Molto molto buono, pesce a una sterlina.

Molto molto economico, pesce a una sterlina.

Sei a cinque sterline o un pesce una sterlina.

Molto molto buono e molto molto economico.”

Più o meno.

Ora.

Se fosse stato al mercato della Vucciria a Palermo, probabilmente sarebbe stato immortalato nelle foto dei tedeschi in vacanza, e fine.

Ma lui ha la fortuna di trovarsi nella parte del mondo che conta.

Così il buon pescivendolo ci prova e va da X-Factor.

E nonostante venga deriso dalla giuria, dopo qualche mese eccolo abbellito al 200% con un video in stile Psy.

Quanto mi piacciono queste storie.

Schiaffi morali ai veri talenti repressi.

Così la lezione della settimana è: puoi vendere pesce al mercato della Vucciria a Palermo o a quello di Londra.

Non guadagnerai molto in entrambi i casi.

Ma se ti dice bene a Londra potrai diventare il pescivendolo più famoso al mondo.

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10 Comments on "One pound fish"

  1. MarcoDedo says:

    Questa storia è assurda, ma spiega perfettamente la differenza tra noi (“l’Itaglia”) e loro (il mondo reale).

  2. Giro says:

    …e sarebbe un bene?

  3. Lucrezia says:

    Che bella storia!!!! Grazie! Ne conosco un’altra simile , il poliziotto canterino (dirige il traffico cantando e ballando..)

  4. Mario says:

    Diciamo che non rispecchia il mio concetto di “talento”, ma vorrei andare oltre con qualche domanda.
    A parte il caso di trovarsi al posto giusto al momento giusto (tempismo perfetto), in cosa può essere di riferimento il pescivendolo?
    Con le sole sue forze riuscirà a dare continuità a questo progetto musicale?
    Davvero ci emozioniamo guardando questo video musicale?
    Sono in difficoltà.

    • admin says:

      Ciao Mario, del pescivendolo apprezzo la non-paura del fallimento.
      Ti va di cantare, e canti; la gente ti prende in giro e ti fa un video. E anziché vergognarti a morte cavalchi l’onda e vai fino in fondo, fino a farne un mini-business.
      Bisogna essere molto superficiali per riuscirci: un’abilità che ho cominciato ad apprezzare col tempo.
      Questa storia è in netto contrasto con quello che vedo in Italia: hai un talento, uno vero intendo, e ti costringi per tutta la vita a fare l’impiegato perché la paura ti ha mangiato ogni forza per reagire.
      Quindi, anche se non mi piace il video, non mi piace il business: tanto di cappello per il pescivendolo. Che è tornato a fare il pescivendolo, ovviamente.

      • Alessandro says:

        Secondo me ti costruisci una realtà dell’Italia un po’ tua e pensi che qui chi ha un talento non provi altro invece di fare l’impiegato. Non è l’Italia che conosco io evidentemente, però vorrei fare due osservazioni. Tanto per cominciare la paura di fallire è insita nell’uomo e vale per l’italiano come per l’inglese e per il tedesco. E poi il punto non è avere paura di farlo, ma cosa se rischi se lo fai e fallisci.
        E’ chiaro che fino a che non c’è nessuno dietro la porta che ti bussa per avere dei soldi (come evidentemente è il tuo caso visto questi post che fai) allora è facile parlare, ma quando hai un mutuo alle spalle o una famiglia da mantenere o entrambe ti assicuro che non sarai così cuor di leone anche tu!

        • admin says:

          Ciao Ale!
          Ognuno ha le sue gatte da pelare, i suoi debiti, i padroni di casa e i demoni da affrontare.
          Buona vita anche a te!

  5. piergiacomo says:

    dare a cesare quello che è di cesare… ce l’avessi io una voce cosi. Sarà pure pescivendolo, sarà pure pachistano (tanto per sguazzare nei nostri pregiudizi) ma io ho solo da imparare da una persona cosi. Io, molto umilmente, dico che non ho le sue capacità. ;-)